Q&A SULLA COERENZA CUORE-CERVELLO
Aloha: riconosco la Vita e il Divino che è in Te!
Queste domande mi sono state fatte in un’occasione un po’ particolare, relativamente all'articolo sul "maestro di coerenza", di cui vi potrò dire qualcosa più avanti. Qui le condivido, insieme alle mie risposte.
D. È ormai dimostrato che il cervello e il cuore, in virtù della loro attività elettrica, emettono un campo magnetico. È vero che il campo magnetico emesso dal cuore è molto più intenso di quello emesso dal cervello?
R. In realtà la nuova scienza sta dimostrando che il cuore umano, in cui si originano le nostre emozioni, produce un campo magnetico molto potente, 5.000 volte più potente del campo magnetico dal cervello e questo deve veramente stupire e far riflettere, visto che nel cervello ci sono 100 miliardi di cellule nervose, cioè i neuroni, che sappiamo essere capaci di produrre potenziali elettrici che hanno comunque ognuno un loro bio-voltaggio e che lavorano in tanti contemporaneamente. Mentre il cuore ha un numero notevolmente inferiore di neuroni, anche se sono di più di quelli che si credeva ci fossero fino a 30 anni fa. Ciò significa che quando proviamo una forte emozione, il nostro cuore crea un campo magnetico veramente potente, in virtù del fatto che modifica i suoi parametri funzionali e, potremmo dire, anche la sua potenza di emissione elettromagnetica.
D. È vero che il campo magnetico del cuore è collegato al campo magnetico terrestre?
R. L’esperienza dell’11 settembre 2001 ha definitivamente insegnato agli scienziati quanto grande tale legame sia: migliaia e migliaia di persone erano "nel proprio cuore", rispondendo agli avvenimenti soverchianti di quel momento e gli scienziati hanno potuto vedere che quella risposta è un rinforzante che accresce il campo magnetico della Terra. Ricordiamo che i due satelliti in orbita intorno all’emisfero settentrionale del pianeta, collegati al sistema di sensori chiamato Global Sensory System, con il compito di misurare l’estensione e l’intensità del campo elettromagnetico terrestre, registrarono un aumento incredibilmente ampio di tale campo esattamente 15 minuti dopo il primo schianto contro il World Trade Center, cioè nel momento in cui la tragica notizia aveva raggiunto tutti i notiziari del pianeta.
La comunità scientifica sta appena iniziando a comprendere come i campi generati dai sistemi viventi e la ionosfera interagiscono tra di loro. La ionosfera è lo strato più esterno e più ampio dell’atmosfera, con una composizione davvero molto particolare. Per esempio, tra le evidenze scoperte, c’è il fatto che la terra e la ionosfera generano una sinfonia di frequenze (tra il campo elettromagnetico del nucleo terrestre e quello della ionosfera), e alcune delle grandi risonanze che si verificano nel campo intorno alla terra sono uguali alla gamma di frequenze tra il cuore umano e il cervello. Questa evidenza porta ad accettare che campo magnetico della terra risponde alle emozioni umane. Una curiosità: la dottoressa Elisabeth Rusher e il marito, due importanti scienziati, hanno svolto anni di ricerca sull'attività sismica e la relazione esistenze tra i cambiamenti della Ionosfera nei periodi precedenti e successivi a un evento sismico. Essi sono riusciti, diverse volte, a predire l’attività sismica con un anticipo di due settimane.
D. Lei ha accennato al fatto che il cuore possegga un sistema nervoso più complesso di quello che lo fa contrarre. Può spiegarci qualcosa in più?
R. Facciamo una brevissima premessa di neurofisiologia, che spiegherò nella maniera più semplice possibile: la cellula nervosa è il neurone. È fornita di lunghi prolungamenti, chiamati neuriti, che hanno la funzione di portare informazioni e stimoli dell’ambiente verso il corpo cellulare, allo scopo di farli processare. Tali informazioni vengono veicolate verso l’ambiente (verso altri neuroni o verso organi in grado di ricevere le informazioni e tradurle in azioni) tramite un prolungamento più spesso, chiamato assone.
Nel libro "Neurocardiology", il Dr. Armour e il Dr. Jeffrey Ardell, forniscono una panoramica completa della funzione del sistema nervoso intrinseco del cuore, che essi scoprirono e studiarono nel 1991: il cuore contiene circa 40.000 neuroni, forniti da neuriti sensoriali che si diramano nell’intera struttura del muscolo cardiaco; essi rilevano gli ormoni circolanti, la chimica corporea, la frequenza cardiaca e la pressione. Quindi sono molti di più di quelli presenti negli unici due centri nervosi noti del cuore prima di questa scoperta, cioè i centri che contengono le cellule pace-maker che fanno contrarre il cuore. Esattamente come molti sistemi gangliari (un ganglio è un isolotto costituito da neuroni) presenti sia all’esterno del cervello, distribuiti in punti cruciali del nostro organismo, sia all’interno del cervello, anche nel cuore questi 40.000 neuroni sono organizzati in gangli complessi, sensibili ad input che arrivano dal cuore e dal resto dell’organismo e, come abbiamo visto, anche dalla situazione elettromagnetica circostante. Ma se pensiamo alle dimensioni del nostro cuore, simili a quelle del nostro pugno chiuso, capiamo l’importanza della presenza così massiccia di neuroni e neuriti in una struttura relativamente piccola se comparata a quella del cervello o dell’intero corpo.
D. Vi è un collegamento tra questo sistema nervoso cardiaco e il cervello?
R. Certo. Tutto si traduce in impulsi neurologici che dal sistema nervoso del cuore viaggiano fino al cervello, attraverso diverse vie; per gli stessi canali passano anche i segnali del dolore e le sensazioni. Gli impulsi nervosi contenenti lo stato globale dell’organismo, attraverso i neuriti sensoriali del cuore, arrivano ai neuroni del cuore, dove vengono elaborati e inviati ai due gangli nervosi del cuore che lo fanno battere, chiamati nodi senoatriale (NSA) e atrioventricolare (NAV), in costante connessione con il cervello attraverso la via nervosa del nervo vago. E queste informazioni entrano nel cervello attraverso una porta d'ingresso che si trova nel tronco cerebrale, che è la struttura nervosa che collega il midollo spinale al cervello. Ora possiamo immaginare innanzitutto quale marea di informazioni arrivino al cervello in ogni momento e quale influenza abbia il cuore nel determinare la qualità di queste informazioni. In altre parole, la portata delle informazioni che arrivano dal cuore al cervello è maggiore di quella che dal cervello arriva al cuore. Quindi il cuore ha un potere di condizionare il funzionamento del cervello molto più grande di quello che ha il cervello di condizionare il cuore. Il fatto che i neuroni del cuore siano collegati direttamente con le stesse strutture nervose che fanno battere il cuore (NSA E AV) fa sì che il cuore stesso sia in grado di condizionare la propria frequenza di contrazione e rilasciamento, cioè il proprio battito, in maniera praticamente indipendente dal sistema nervoso autonomo che ha sede nel cervello, nel tronco cerebrale e nel midollo spinale (il nervo vago succitato). Pensiamoci un attimo: se il cervello smette di funzionare il cuore va avanti a battere ancora per alcuni secondi mentre non è vero il contrario, cioè se il cuore smette di battere il cervello cessa subito di funzionare, potendo riprendere a farlo solo a patto che prima il cuore abbia ripreso a battere. C’è ancora tanto che si deve scoprire su questo magico legame cuore-cervello. E comunque il cervello più importante sembra sia essere quello “piccolo” del cuore, un cervello che può anche ricordare in maniera indipendente da quello fisicamente più grande della scatola cranica. È famoso il caso di un assassino catturato grazie alla dettagliata descrizione fornita da una ragazza che ricevette il cuore donato dal corpo della ragazza vittima dell’omicidio. La giovane donna che ricevette il cuore aveva iniziato ad avere degli incubi terribili, che un bravo psichiatra identificò essere dei ricordi. L’identikit fornito dalla ragazza portò alla cattura dell’uomo, che crollò in una confessione quando gli furono forniti particolari che solo lui e la vittima potevano conoscere. E l’unica struttura che poteva contenere i ricordi della tragedia era il cuore della vittima.
D. Negli incontri precedenti ci ha informati della presenza di quello che viene chiamato “cervello del cuore”. In che modo questo può risultare utile nella vita di tutti i giorni?
R. Quando si riesce ad entrare in uno stato di Coerenza, tutte le nostre percezioni si affinano, si diviene più sensibili, si diviene sicuramente più empatici ed i nostri scambi interpersonali migliorano. Posso confermarle che si raggiunge uno stato di intuizione maggiore durante la Coerenza dei nostri sistemi, come se avessimo accesso a una fonte di informazioni maggiore rispetto a quella che comunemente usiamo. Circa 25 anni fa fu fondato l’Heart Math Institute, cioè l’istituto della “matematica del cuore”, dove si riunirono praticamente tutti gli scienziati interessati allo studio della neurofisiologia cardiaca, molti dei quali avevano già effettuato studi importanti, primo tra questi il dr Armour, lo scopritore dei 40.000 neuroni del cervello del cuore. Gli studi portati avanti dagli scienziati dell’HMI sono i più importanti nel settore, anche perché completamente indipendenti. Quello che gli scienziati hanno notato è che quando creiamo un’esperienza di amore, di gratitudine o di comprensione nel nostro cuore (per esempio quando accarezziamo un animale domestico, quando pensiamo con tenerezza a qualcuno che amiamo, quando ci dedichiamo a qualcosa che ci appassiona e quando riusciamo a meditare proprio sull’apprezzamento, sulla gratitudine e sulla compassione), quest’esperienza invia un segnale al nostro cervello e quando questo segnale viene ricevuto dal cervello genera quella che viene chiamata coerenza (coerenza cuore-cervello). La coerenza è stata effettivamente misurata scientificamente come un segnale elettrico con una frequenza molto bassa, pari a 0,10 Hz, o 0,10 cicli al secondo. Questo segnale corrisponde nel cervello all’emissione di onde cerebrali con la medesima frequenza, le onde “delta” che non corrispondono soltanto allo stato del sonno senza sogni, ma anche allo stato di supermemoria, superappendimento e modulazione plastica del sistema immunitario, tipici dei bambini. Dunque quando proviamo un sentimento che crea il valore di 0,10 Hz, si dice che “siamo in coerenza” e adesso sappiamo che la nostra coerenza personale è anche parte della coerenza collettiva del pianeta. Ed ecco perché si tratta di una cosa positiva: in presenza della coerenza, diventiamo più buoni e meno aggressivi. Nello stato di coerenza, siamo più disposti a risolvere i nostri problemi discutendone, senza guerre. Nello stato di coerenza la nostra forza di carattere, la nostra risolutezza, è molto forte, riusciamo a pensare meglio, a risolvere i nostri problemi. Per non parlare degli effetti indubbi sullo stato del sistema immunitario. Questo confronto con il Sars-Cov 2 è stato effettivamente in grado di far fiorire una marea di studi sulla relazione tra il nostro stato d’animo predominante e la reazione all'infezione.
Grazie per aver letto fin qui.
Ti Amo. Pace dell'IO SONO.
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